Come aiutare i nostri bimbi a crescere sereni

Negli ultimi anni i genitori attribuiscono un ruolo sempre più centrale all’essere amati dai figli e per questo tendono a togliere tutto quello che può provocare loro una reazione negativa.  L’autorevolezza viene totalmente sostituita dall’affettività e il figlio diventa la risposta narcisistica ai bisogni dell’adulto, la realizzazione delle sue aspettative. Il rischio di questo atteggiamento è di abdicare al ruolo di educatori a tal punto che poi diventa una vera e propria impresa farsi ascoltare.

Gli esperti dicono che i segreti per crescere un bambino in salute e felice sono nascosti dietro la semplicità. Rudolf Steiner, rivolgendosi ai genitori, sosteneva che “con la vostra educazione e il vostro insegnamento non dovete disturbare la sua crescita. Potete educare e insegnare solo affiancando le necessità della crescita stessa”. Insomma, vicini ma non troppo… Come fare?

Ricordiamo che educare deriva da educere, cioè guidare senza soffocare: dunque affetto e rimprovero hanno uguale importanza! Tra il modello autoritario delle generazioni dei bisnonni e il permissivismo sfrenato, oggi è largamente condiviso e consigliato un approccio educativo autorevole lontano da qualsiasi estremismo. L’autorevolezza, infatti, si lascia percepire come guida, sostegno, comprensione e alimenta il senso di fiducia.

Dunque è importante abituare i bambini fin da piccoli a regole e impegni, ad aspettare e rispettare. Le regole servono per crescere bene e vivere insieme agli altri. Devono essere chiare, precise e adeguate all’età: per un bimbo di 3 anni, ad esempio, ne bastano cinque-sei, quelle che riguardano la sua routine quotidiana. E devono essere stabilite prima da mamma e papà; è la coppia che definisce insieme, ad esempio, quando si mangia e quando si va a dormire.

Il passo successivo, e decisamente più impegnativo, è quello di fare in modo che vengano rispettate. I bambini, si sa, sono vivaci e pieni di energia e spesso possono mettere alla prova le mamme, le quali, impegnate su vari fronti, rischiano di entrare in crisi nel sopportare la frustrazione dei figli quando, ad esempio, vengono detti loro dei “no”.

Se la mamma si sente inadeguata, rischia di innervosirsi e di avere reazioni spropositate e inopportune, che a loro volta le innescano un immediato senso di colpa. Può accadere così di sentirsi in ansia quando è col figlio, tesa in presenza degli altri, in colpa quando lo affida a qualcuno e giudicarsi non all’altezza. Dal canto suo, il bambino percepisce l’ansia della mamma aumentando la sua irrequietezza, mostrando di preferire altre figure di riferimento e l’esiguo numero di “no” finiranno per farlo sentire insicuro. Si innesca così un circolo vizioso che va spezzato!

Dire “no” e fissare dei limiti è fondamentale per crescere bambini autonomi e sicuri di sé, perché si trasmette al bambino un modello che lo aiuterà a cavarsela da solo, che lo farà sentire al sicuro in famiglia e lo aiuterà a sviluppare le proprie risorse.

E un genitore sicuro delle proprie capacità educative saprà meglio comprendere quando e in che modo dare le giuste frustrazioni, così come riconoscere quando è il momento di premiare, di acconsentire o di cedere.