Quante diete avete sperimentato nel corso della vostra breve o lunga esistenza? Quante volte vi siete convinti di aver trovato quella che faceva proprio al caso vostro? E quante volte le aspettative iniziali si sono arenate prima del previsto?
In genere per dimagrire si cerca di limitare l’assunzione del cibo e di aumentare l’attività fisica, ma in parecchie situazioni ciò può non essere sufficiente. Per perdere peso in modo sano e duraturo è importante seguire una dieta equilibrata e unitamente curare il proprio benessere psicologico.
Nessuna dieta si rivela efficace se non viene accompagnata da una forte motivazione di natura psicologica e se chi la segue non si convince che sta facendo la cosa giusta, prendendosi cura di se stesso.
Uno studio del Consumer Reports National Research Center di New York ha infatti dimostrato come l’approccio psicologico con il quale la persona affronta la dieta assuma grande importanza. E’ fondamentale riuscire a conoscere e capire le proprie emozioni cercando di evitare di sfogare nel cibo le frustrazioni e lo stress che la vita quotidiana procura.
Spesso non è necessario cambiare radicalmente ciò che si mangia, ma come lo si mangia e soprattutto bisogna indagare e agire sui meccanismi psicologici che spingono le persone a mangiare in modo sbagliato.
Il cibo ha una valenza molto importante. Non c’è da stupirsi che dal modo di mangiare, dalle scelte dietetiche, si possa dedurre molto sugli stati d’animo delle persone: c’è chi va in crisi alla sola idea di non avere di che saziasi e c’è chi invece sente il bisogno di essere molto attento a quanto, quando e cosa mangia.
Perché è tanto difficile dimagrire?
Molto del cibo che assumiamo è richiesto dalla nostra mente e non dal nostro organismo. È la cosiddetta fame nervosa: qualunque ne sia la causa, la fame nervosa non dipende da necessità fisiche, ma da ben altri fattori, tutti legati alla sfera emotiva. Ad esempio, si mangia per tristezza dovuta a motivi più o meno evidenti, quando si è ansiosi e si ha la sensazione di buco allo stomaco, quando si prova noia e il cibo rappresenta la via più semplice per liberarsene, interrompendo un pomeriggio inoperoso o una mattina senza impegni, quando ci si sente soli e il cibo sostituisce qualcosa che manca, quando si è arrabbiati e si prova risentimento, amarezza, indignazione, frustrazione. Si mangia anche quando si è felici: il cibo in questo caso rappresenta il giusto completamento di un evento piacevole, di una ricorrenza, di una bella giornata, di un incontro sociale.
Il fattore psicologico è fondamentale quando si cerca di dimagrire.
Quando si vuole iniziare un programma dietetico finalizzato al dimagrimento, per non danneggiare la propria salute, bisogna tener conto dei suggerimenti dei professionisti anziché seguire una dieta arbitrariamente. In caso di diete fallimentari e conseguente abbassamento dell’autostima, può essere utile un percorso di consulenza psicologica tendente a ristabilire una percezione positiva delle proprie capacità e rivolto a favorirne un utilizzo autonomo. Questo percorso permetterà di indagare sulle proprie abitudini alimentari, analizzando il significato che l’individuo attribuisce al cibo e riflettendo sul legame tra cibo ed emozioni. Il percorso, inoltre, avrà effetto sul mantenimento del programma dietetico e servirà a ridurre i fattori stressanti in gioco.
L’ individuo che sperimenta più insuccessi con le diete dimagranti si sente ingabbiato in un problema senza soluzione. Ma sono proprio le modalità con le quali tenta di superare alcuni conflitti con il cibo che lo stabilizzano in una condizione che sembra senza uscita.
Occorrerà, pertanto, un intervento che consenta all’individuo di cambiare prospettiva rispetto alla sua difficoltà specifica.
“Una tentata soluzione che non funziona, se reiterata, non risolve un problema ma lo complica” (G. Nardone)