Sempre di più i figli vengono lasciati soli ad affrontare un evento destabilizzante come la separazione o il divorzio dei propri genitori. Spesso sono soprattutto loro a segnalare, con i sintomi più disparati, la difficoltà di accogliere il nuovo equilibrio che si viene a creare dopo la separazione.
“Se il babbo se ne va di casa, sarà ancora il mio babbo? Dove andrà ad abitare e con chi? Chi avrà, d’ora in avanti, un ruolo fondamentale nella famiglia? Chi andrà a parlare con gli insegnanti? Papà verrà alla festa del mio compleanno? Chi si occuperà di mantenermi? Potrò ancora andare a trovare i nonni? Se papà si risposa, papà e mamma si rivolgeranno ancora la parola? Quando papà chiama al telefono posso rispondere? Se uno ha torto e l’altro ha ragione, con chi è giusto allearsi?” (Oliverio Ferraris, 2005). Questi sono alcuni degli interrogativi dei figli quando i genitori si separano.
I figli non reagiscono tutti allo stesso modo: per alcuni la separazione dei genitori diventa un evento tragico, carico di sofferenza e per questo mal vissuto; altri reagiscono in modo più adattivo ma, in ogni caso, tutti si trovano ad affrontare il passaggio ad una nuova fase del ciclo di vita familiare e, pertanto, è sempre presente una certa quota di incertezza. Nei bambini si possono osservare, ad esempio, la comparsa di difficoltà scolastiche, di problemi nel ciclo sonno-veglia e di enuresi, mentre negli adolescenti l’esacerbarsi della conflittualità, di comportamenti devianti e di disturbi alimentari.
Alcune coppie si lasciano con forti sentimenti di colpevolizzazione verso uno dei due partners, altre coppie in seguito a conflitti che contengono elementi di elevata aggressività, per altre ancora la separazione sarà una scelta condivisa, pacifica e serena per entrambi i partners ma, in qualsiasi caso, gli effetti sulla vita familiare presente e futura saranno diversi a seconda del modo in cui è stata gestita la conflittualità e la conseguente separazione.
Si può cessare di essere marito e moglie, ma si resta padri e madri per sempre: esistono ex coniugi, ma non esistono ex genitori o ex figli. Dopo la separazione coniugale bisogna rimodellare la relazione co-genitoriale perché è ciò che permette al figlio di non subire le conseguenze di una separazione e di preservare il suo equilibrio. Ciò implica una cooperazione nella divisione delle responsabilità genitoriali e nelle decisioni da prendere che riguardano i figli.
Abituati entrambi ad agire sotto lo stesso tetto, vincolati dal legame coniugale, i genitori dovranno ciascuno per proprio conto riadattare le loro funzioni genitoriali e ri-attualizzarle una volta separati. È il figlio che d’ora in poi, crollato il vincolo coniugale, rappresenta la famiglia. È una vera e propria sfida per i due genitori, in quanto ciò implica lo stabilirsi di una vera e propria dicotomia tra l’ex partner, che vuole separarsi o che si lascia, e il genitore del figlio con il quale si deve restare in parte legati. Per riuscire in questo intento bisogna riflettere su se stessi e differenziare i legami genitoriali da quelli coniugali. Quando ci si rivolge all`altra persona, o quando si parla di lui in presenza del figlio, ci riferiamo proprio a lui o piuttosto all’ex? Bisogna ricordarsi che c’è un progetto da realizzare in comune con il proprio ex: l’educazione del proprio figlio ed è necessario discutere di questo e non di altro.
Da soli però può risultare difficile separare i due piani, perché spesso si è talmente concentrati sul proprio dolore che viene perso di vista quello dei propri figli. In questi casi è utile richiedere una terapia familiare, cosicché i genitori possano ritrovare la propria forza e vengano aiutati da una persona esperta a togliersi gli occhiali di coniuge per rimettere a fuoco il proprio ruolo di genitore. I figli, dal canto loro, avranno la possibilità di attenuare le proprie ansie, i sensi di colpa, le fantasie di rifiuto ed espulsione che rischiano di compromettere la loro serenità.
Il tentativo della terapia sarà allora quello di promuovere cambiamenti nel funzionamento familiare e ogni membro della famiglia porterà il suo contributo affinché ciò possa avvenire.
Non si può prescindere dal fatto che i genitori, prima ancora di essere “genitori”, sono “esseri umani”. Nel lavoro con le famiglie non ha senso parlare di colpe, negligenze o difetti di uno più che di un altro. È molto più realistico, invece, leggere i disagi presenti come dei tentativi, da parte di ognuno, di far fronte a difficoltà personali o relazionali. Ma spesso accade che queste strategie personali finalizzate alla risoluzione di un problema, non portino ad ottenere i risultati sperati.
La tipologia di percorso terapeutico viene stabilita tenendo conto del destinatario dell’intervento. Spesso si prevedono forme diversificate di terapie in relazione al momento attraversato dalla famiglia in via di separazione o separata, oltre che in relazione alla specificità delle problematiche da trattare. La terapia può essere il primo passo verso la felicità e l’equilibrio dei figli.