Perché abbiamo smesso di parlare di coronavirus dopo la guerra in Ucraina Il parere di psicologi e sociologi

di Valentina Magri, Wall Street Italia

Siamo passati dai virologi ai generali, dal rischio di contagio a quello di contaminazione nucleare, dai respiratori alle bombe. Tutto è accaduto dall’oggi al domani a partire dal 24 febbraio scorso, data in cui ha avuto inizio l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Da allora, la guerra in Ucraina ha “sconfitto” il coronavirus, che è passato in sordina sui mass media e sui social media. Ieri il Governo Draghi ha annunciato in conferenza stampa la fine delle restrizioni e le tappe dell’uscita dall’emergenza innescata dal Covid-19. Ma al di là delle rassicurazioni governative e della narrativa dell’uscita dalla crisi pandemica, permangono delle notizie preoccupanti, anche se sono meno diffuse. Ieri l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito l’aumento dei casi di coronavirus a livello globale “la punta dell’iceberg”, consigliando ai paesi di monitorare la situazione.

Ciononostante, il coronavirus è passato in secondo piano sui mass media e sui social media, dove ormai non si parla d’altro che della guerra in Ucraina. Come mai? Wall Street Italia ha raccolto i pareri di sociologi e psicoterapeuti.

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